Da bambina ci ero venuta centinaia di volte qui al paese. E ricordo come, ad un certo punto, mi era anche venuto così a noia da non poterlo neppure più sentire nominare.
Amandola, un piccolo borgo a ridosso quasi dei Monti Sibillini.
I muri medievali e l’arco di ingresso su cui campeggiava un enorme orologio erano gli ultimi baluardi dell’antica cinta muraria della città. Cozzava la vicinanza dei vecchi portici con le costruzioni moderne che si spalmavano lungo il viale verso i monti, verso il vecchio cimitero, che concludeva la sua lunga corsa davanti al Santuario mariano dell’Ambro.
Si, da piccina ero arrivata quasi a odiare quel posto dove venivo forzatamente portata, a mo’ di pacchetto postale, per andare a trovare parenti di cui all’epoca non conoscevo né nomi, né volti.